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Scuola Sammarinese di Judo > Docente Kata: M. Giuseppe de Berardinis
I KATA NEL
JUDO
"Nelle fattorie tradizionali giapponesi, la luce e la ventilazione di solito si ottenevano rimuovendo l'intonaco di argilla da una sezione del muro internamente ed esternamente, lasciando esposta la struttura della parte in bambù. Questo genere di rozza finestra, chiamata renji-mado (finestra-traliccio), fu inserita nell'architettura della cerimonia del tè, e molte case da tè sono infatti dotate di renji-mado. La luce che entra da tale tipo di finestra viene magnificamente filtrata dalla griglia di bambù, creando così un gioco di luci e ombre. E' un tipo di illuminazione determinata più dalla disposizione delle ombre che dalla presenza della luce. Le arti bugei hanno sviluppato degli schemi. Grazie ad innumerevoli esperienze in battaglia, tali schemi hanno acquisito la loro forma definitiva a costo di spargimenti di sangue, carneficine e immensi sforzi. Sono sequenze di combattimento: attacchi e contrattacchi; lo sfruttamento della debolezza dell'avversario nel posizionamento, nelle armi e nell'armatura; la manipolazione di ogni sfaccettatura, mentale e fisica, che può servire ad aumentare la possibilità di distruggere il nemico nel combattimento a distanza ravvicinata. Tali sequenze di combattimento sono i kata delle arti bugei. Per il bugeisha sono indispensabili. Danno coerenza al suo studio. I kata sono la struttura intorno alla quale l'allenamento viene organizzato.
Gli schemi suggeriti dai kata non riguardano solo le discipline bugei. Ogni arte tradizionale giapponese si serve di schemi preordinati suggeriti dal maestro agli allievi. Nella cerimonia del tè, il praticante esegue il kata della preparazione del tè con gli stessi identici gesti rituali impiegati due secoli fa. Li ha imparati dal suo insegnante, che a sua volta li ha appresi allo stesso modo. La medesima cosa avviene per i kata delle arti bugei. Codificati dai guerrieri feudali ed elaborati dai loro successori, i kata marziali hanno gradualmente assunto una forma immutabile. Il moderno praticante che li apprende e li ripete viene cosi introdotto al vero nucleo della conoscenza, una pedagogia che ha trovato conferma sul campo di battaglia.
Chi non li conosce direttamente non ritiene conveniente assumere questo rispettoso punto di vista riguardo ai kata classici di combattimento. Tali persone li ritengono sterili, inutili sequenze ripetitive di scarso valore in un combattimento reale. Per coloro che non ne conoscono il significato, l'aspetto esteriore di un kata è quello di un balletto coreografico, con schemi rigidamente codificati e privi di qualsiasi creatività e spontaneità.
La vera natura dei kata viene rivelata solo se è osservata dalla prospettiva interiore del praticante. Coinvolto nell'esecuzione dei kata, egli si rende conto che esso propone numerose sfide nella sua applicazione pratica, nella scelta del tempo di attacco e della distanza, aspetti che richiedono una vita intera per essere esplorati pienamente. Ciò che a un profano può sembrare una forma di apprendimento schiavizzante, quasi robotica, è, per l'esperto, un metodo di istruzione che gli permette di avere accesso al suo potenziale. La pratica dei kata porta il bugeisha a incontri che gli aprono opportunità di creatività e autoespressione che coloro che non seguono la Via non potrebbero neppure sognare. All'interno della struttura della forma, ci aspetta una libertà senza legami. Tramite l'imitazione di movimenti preordinati, l'autoconsapevolezza viene soggiogata. Il nostro vero Io viene alla luce. E' un Io interiore che pervade ciascun kata con le sue uniche e inimitabili qualità.
Una struttura filtrata dai raggi del sole: questo è il kanji che rappresenta il kata. Il non praticante vede solo la luce che la finestra lascia filtrare, perchè il suo punto di vista, che guarda dall'esterno verso l'interno, è ristretto all'ingresso della casa del tè. E' a coloro che sono penetrati nei recessi della stanza che la trama e le sottigliezze dei kata vengono rivelate. Il kata, inoltre, è una sorta di illuminazione molto particolare, perché può accendere una luce negli spazi dominati dall'animo umano."
Dave Lowry, Sword and Brush. The spirit of the Martial Arts
I kata sono schemi prestabiliti di attacco e difesa, che nel Judo vengono eseguiti da Tori, con la collaborazione di Uke, allo scopo di perfezionare l'essenza delle tecniche stesse. In alcuni casi Tori da il via alla singola tecnica, in altri reagisce a un attacco predeterminato di Uke. Il fine specifico dei Kata è nel dimostrare i principi fondamentali del judo (cedevolezza, squilibrio, uso della forza dell'avversario, ecc.) dimostrando la corretta esecuzione delle tecniche, e i principi filosofici ad essi sottostanti.
Esistono sette Kata riconosciuti dal Kodokan:
Nage no Kata (forme dei lanci)
Katame no Kata (forma dei controlli)